Le promesse mancate di Berlusconi

20-07-2011

Avevano cominciato col promettere solennemente: “Noi non metteremo le mani nelle tasche degli italiani". Intanto però, già nella prima finanziaria, i forti tagli ai vari capitoli di spesa, e in particolare agli enti locali, avevano costretto i cittadini a pagare di tasca loro alcuni servizi che i suddetti enti non erano più in grado di erogare. Spese aggiuntive che, pur se non classificabili come tasse, costituivano comunque un maggior esborso per i cittadini.

All’inizio di quest’anno, tolto il divieto a Regioni e Comuni di aumentare l’addizionale IRPEF, si è assistito a un diffuso ritocco vero l’alto delle trattenute a carico dei contribuenti. E queste, sì, erano veramente tasse!

Ma non basta. Qualche settimana fa, per finanziare il fondo a favore dello spettacolo, è stata aggiunta un’imposta di 6 centesimi al litro sulla benzina. Provvedimento che provocherà, direttamente o indirettamente (attraverso un aumento generalizzato del costo dei trasporti) una maggiore spesa di diverse centinaia di euro all’anno per ogni famiglia.

E veniamo ai provvedimenti dell’ultima finanziaria. I costi più pesanti riguardano la sanità, con 10 euro in più su ogni ticket per prestazioni sanitarie e 25 euro per ogni intervento di pronto soccorso classificato come “codice bianco”. A questi costi aggiuntivi va aggiunto il blocco parziale degli aumenti sulle pensioni al di sopra dei 1.400 euro mensili (lordi) e il ventilato ripristino dell’IRPEF sulla prima casa.

Le promesse iniziali sono state largamente infrante. Si potrebbe ribattere che la situazione è cambiata e che questi provvedimenti sono oggi assolutamente necessari per evitare che l’Italia faccia una brutta fine, economicamente parlando. Perché però far pagare la crisi alle solite classi sociali medio-basse? I provvedimenti peseranno infatti soprattutto su queste ultime, cioè su coloro che già faticavano ad arrivare a fine mese; mentre i ricchi non si accorgeranno neppure della differenza. Cosa sono poche decine di euro in meno per chi guadagna 10-20 mila euro, e anche più, al mese, non utilizza la sanità pubblica, manda i figli nelle scuole private?

Si poteva varare un serio piano di recupero dell’evasione fiscale, tassare le plusvalenze finanziarie, soprattutto quelle altamente speculative, si poteva aumentare il prelievo fiscale sui redditi più alti, si poteva affrontare una buona volta, e in maniera radicale, il problema dei costi delle politica. Anche i cittadini meno abbienti avrebbero contribuito, naturalmente, ma in maniera assai più contenuta.

Ma dall’attuale maggioranza non c’è da attendersi nulla di simile. E per giunta, io credo che i provvedimenti presi non saranno sufficienti ad arginare la crisi. Perciò, nei prossimi mesi ci verranno chiesti altri sacrifici...

Non sarebbe ora che questo governo se ne vada a casa? Non sarebbe ora che il Partito Democratico, invece di continuare a sottolineare - un giorno sì e un giorno no - le insufficienze delle iniziative prese, elaborasse un grande programma alternativo di governo, capace di convincere i cittadini, sempre più sfiduciati, che un cambiamento è possibile?

Parole chiave: Berlusconi politica