Le alchimie della politica...

Qualsiasi persona dotata di ragione dovrebbe essere in grado di capire che non è possibile mettere insieme personaggi come Vendola e Casini, per costruire insieme un programma serio, in grado di affrontare i grandi problemi attuali del nostro Paese.
Ridurre le disuguaglianze sociali, tassando maggiormente i ricchi per diminuire un po’ le imposte sui redditi più bassi, dovrebbe far parte di un qualsiasi programma che aspiri a essere considerato “di sinistra”. Ma come pensare che un Casini – che non molto tempo fa si oppose decisamente a una tassazione aggiuntiva del 5% sui redditi superiori ai 90.000 euro annui – possa essere d’accordo?
C’è poi il problema del riconoscimento di uno status alle coppie dello stesso sesso – problema che, personalmente, non reputo così urgente da mettere in discussione un’intesa di programma – che vedrebbe Casini fortemente contrario. Del resto, penso che quest’ultimo non vedrebbe di buon occhio neppure un aiuto alle famiglie indigenti, con molti figli (cavallo di battaglia dell’UDC), se ciò dovesse avvenire a prezzo di una maggiorazione delle imposte alle classi più abbienti. Vogliamo poi parlare degli aiuti di Stato alle scuole private (leggi gestite da religiosi) o alla possibilità di far pagare l’IMU a tutti i fabbricati di istituzioni religiose in cui non si svolgono attività esclusivamente assistenziali o di culto?
Come si vede, c’è ben poco su cui mettere d’accordo il partito di Vendola con quello di Casini. Eppure Bersani continua a perseguire tenacemente la sua strategia tesa a conciliare… l’inconciliabile. Se mai riuscirà nel suo intento, quali saranno i risultati per la gente comune?
Non bisogna essere dei geni per capire che un programma che mettesse insieme questa sorta di “armata Brancaleone” non potrà che essere qualcosa di molto generico, frutto di infinite ed estenuanti mediazioni, del tutto incapace di incidere significativamente sui tanti problemi italiani che chiedono di essere affrontati con urgenza.
E’ comprensibile che da un dirigente di partito ci si aspetti uno sforzo di mediazione tra le diverse anime della propria formazione. Ma tutto ha un limite. Di fronte alla soluzione, quasi ovvia, di riunire, in un unico fronte, i tre principali partiti della sinistra – Partito Democratico, Italia dei Valori e Sinistra e Libertà – accomunati da un programma incentrato sulla crescita economica e su una sostanziale redistribuzione della ricchezza a favore delle classi più povere, si preferisce tendere a un compromesso pasticciato pur di non perdere il consenso di una minoranza del proprio partito. Un simile compromesso scontenterà tutti: farà perdere voti sia da parte degli elettori più di sinistra, sia da parte di quelli più decisamente di centro. Mentre una coalizione ben connotata a sinistra, con un programma chiaro, potrebbe fare da polo attrattore per molti indecisi, anche se tendenzialmente non proprio di sinistra…
Ancora una volta dobbiamo constatare che i politici sono interessati soprattutto a conquistare posizioni di potere, a qualsiasi prezzo e a costo di qualsiasi compromesso, relegando in secondo piano le necessità dei cittadini che li hanno eletti come propri rappresentanti.